
Together Price – il paradosso della scissione
Oggigiorno le piattaforme di streaming che propongono contenuti esclusivi legati alla sottoscrizione di un abbonamento sembrano spuntare come funghi al primo sole dopo abbondanti piogge.
Musica, film, videogiochi on demand rappresentano ormai qualcosa di molto più che un semplice esperimento, qualcosa che, in questo periodo di reclusione forzata, ci ha traghettato, regalandoci momenti di apparente normalità, in alcuni casi preoccupando per la quantità di traffico generato. Ma questa è un’altra storia.
Da qualche giorno però ho iniziato a farmi un paio di conti in tasca, cercando di mettere a fuco i vari costi fissi che, quasi senza accorgermene, iniziavano a lievitare causati dalle varie sottoscrizioni, che generalmente fluttuano sulla decina di euro l’una.
Da una breve analisi nel mio portafogli:
- Disney Plus – 6,99 € /mese
- Office 365 – 9,99 € /mese
- Spotify – 9,99 € /mese
- Audible – 9,99 € /mese
- Stadia – 9,99 € /mese
- World of Warcraft 10,99 € /mese
- Netflix – 15,99 € /mese
Risultato un bel 73,93 € che ogni mese devo sommare ai “più canonici” canoni telefonici e di rete fissa. Ma se su quest’ultimi non posso molto, se non il cambio operatore (molto spesso più difficile che divorziare), bhe, sugli abbonamenti sopracitati una soluzione comoda comoda esiste (almeno per alcuni).
Il primo “modo”, il più semplice, sarebbe quello di condividere il vostro abbonamento in famiglia o con amici stretti, molto spesso le stesse piattaforme suggeriscono piani leggermente più costosi che però sono “spalmabili” tra più persone dello stesso nucleo familiare, lo consiglio. L’esigenza di mantenere comunque un certo grado di “privacy” all’interno del account, per me è risultato fondamentale, nella scelta di come ripartire gli account.
Cosa puoi fare, se, come me, non si ha la possibilità di poter condividere almeno una di queste piattaforme con amici o parenti? Può succedere che per mancanza di interesse almeno una di queste piattaforme rimanga “scoperta”, come fare quindi? Io personalmente mi sono trovato sul punto di voler sacrificare uno, o più d’uno, dei servizi precedenti.
Capita, a volte, di guardarsi alle spalle e rendersi conto che l’utilizzo non ne vale la spesa.
Quante vole, in un mese, non ho trovato il tempo per riprendere il libro che avevo abbandonato? Quante volte, ripresa la mia routine tra ufficio e casa, la possibilità di riabbracciare la mia ragazza, mi è passata la voglia di riaccendere l’ennesima, deludente, serie targata Netflix? Quanto tempo è passato dall’ultimo LogIn su Warcraft? E l’ultima partita su Stadia? Beh, l’idea di poter aver sempre tempo per tutto è una grande invenzione del Marketing moderno, ma è solo una dolce illusione.
Ma, fortunatamente, in soccorso viene una giovane startup italiana, Together Price.
Sia chiaro, non ho nessun ritorno economico, ne nessun accordo commerciale, mi andava di condividere un’esperienza, una soluzione, che ho trovato ad uno dei problemi quotidiani che, se leggi di tecnologia, ti sarai trovato ad affrontare almeno una volta nella tua più recente vita.
Come funziona?
Niente di più facile, questa applicazione permetterà o di condividere il tuo abbonamento con più persone o, in alternativa, partecipare ad uno qualsiasi dei gruppi già presenti.
Ogni gruppo avrà un admin che condividerà le proprie credenziali d’accesso, una volta richiesta la possibilità di partecipare e pagata la quota richiesta (generalmente la quota dell’abbonamento diviso le persone che possono essere ospitate, esempio Spotify Family 14,99 € / 6 = 2,49 €) verranno sbloccate quest’ultime e, tramite una chat interna ci si potrà organizzare, come meglio si crede.
I pagamenti sono gestiti direttamente all’interno dell’applicazione, in modo da poter aver pieno controllo e la sicurezza, il tutto inserito in un’interfaccia chiara e ben realizzata.
Tutto perfetto a questo punto, qualche abbonamento sono riuscito a condividerlo direttamente in famiglia, il rimanente l’ho gestito tramite Together Price. Scendo quindi ad un più contenuto 25,98 € senza rinunciare a nessuno dei servizi a cui sono, ormai affezionato.
A questo punto una domanda nella mia testa sorge spontanea però.
Condividere un account con Together Price è legale?
Nintendo: “La pratica è legittima”
Nintendo è stata la più chiara: si può fare. Le condizioni d’uso dell’abbonamento Nintendo Switch Online specificano che può essere condiviso “pur non rappresentando un nucleo familiare“.
Fino a 8 persone possono, quindi, suddividere un abbonamento al servizio online per la console senza che sottostare a particolari restrizioni riguardo alla gestione dei dispositivi o alla geolocalizzazione.
Per Now TV e Netflix vale la regola del “nucleo domestico”
Il discorso si fa meno chiaro quando vengono coinvolti Now TV e Netflix, ossia due dei servizi più gettonati su Together Price, che ribadiscono di poter condividere legalmente solo ai membri dello stesso nucleo familiare, e che quindi, vivano sotto lo stesso tetto.
Netflix ha rimandato ai termini d’uso del servizio, che specificano che i contenuti sono “destinati esclusivamente ad un uso personale e non commerciale e non possono essere condivisi con persone al di fuori del tuo nucleo domestico“. Non è chiaro, però, in base a quali parametri Netflix identifichi un “nucleo domestico”: vengono usati parametri come l’indirizzo IP o la posizione dei dispositivi che usano l’account contemporaneamente? Oppure incide la regolarità di una visione contemporanea da dispositivi connessi alla rete da luoghi molto distanti tra loro? Non è chiaro e Netflix non ha fornito informazioni specifiche.
Lo stesso discorso vale anche per Now TV. A specifica domanda, la società ha rimandato alle condizioni del servizio, che parlano di “uso personale e nell’ambito familiare e domestico, restando inteso che non è consentito diffondere e distribuire né a fini commerciali né a scopo di lucro i contenuti oggetto del servizio in ambienti e locali pubblici e/o aperti al pubblico e comunque in luoghi diversi dall’ambito familiare e domestico“.
Spotify preferisce non prendere una posizione netta.
Interrogata dal sito DDAY sulla questione, Spotify ha invece preferito non commentare.
Secondo DAZN è una pratica illegale
Interrogata da DDAY.it sulla questione, DAZN ha negato di aver alcun accordo commerciale con Together Price. Inoltre, la società ha spiegato che una simile pratica di condivisione dell’account DAZN è illegale.
Il nocciolo della questione risiede nel fatto che DAZN non offre alcun abbonamento familiare: i quattro dispositivi su cui è possibile usare il servizio contemporaneamente non devono essere interpretati come quattro luoghi diversi da cui usufruire dello streaming di DAZN.
Together Price prende le distanze
Da parte sua, Together Price cosa dice? Nelle FAQ presenti sul sito ufficiale, è presente una domanda specifica: “La condivisione è legale?” La società scrive che la condivisione degli account “deve avvenire rispettando i termini d’uso del servizio in abbonamento“.

Inoltre, Together Price prende un po’ le distanze sottolineando la sua natura di intermediario. “Together Price fornisce agli utenti semplicemente un’infrastruttura informatica per agevolare la raccolta delle quote e l’utilizzo di piani multi licenza o multi account“.
Together Price applica una commissione dal 18 al 30% sulla quota inviata dall’utente per la condivisione dell’abbonamento. Molti servizi, tra cui Netflix e Spotify, hanno un “costo di gestione” di 0,99 euro.